Abbiamo fatto una festa per inaugurare la casa a Parigi e celebrare il nostro trasferimento. Questo momento ufficiale dove tutto inizia, qui lo chiamano crémaillère. È trascorso un mese dal quel giorno (era l'8 giugno) e sì, il tempismo potrebbe non essere il mio forte ultimamente.

Rodrigo non c'è più.

Sono 20 giorni che vivo a Parigi e sono un origami. Mi piego su me stessa con precisione, combacio di nuovo con i punti salienti di un tempo, mi spiego per prendere una nuova forma: sono sempre io, sono viva e ce la sto facendo. Bene, come mi sento, bene ho detto.

Il sabato mattina a Castiglione c'è il mercato. Ce l'ho sotto casa per cui di solito alle 5.30 sono già sveglia e accompagno con le mie giravolte nel letto i mercanti che apparecchiano i loro banchi. Dalle 7 è tutto un vociare, spostare, scambiare: al banco frutta e verdura gli affari migliori si fanno alle 12.30 quando stanno per sbaraccare e nel sacchetto spuntano erbette in regalo, cavoletti, 2 mazzi di bietole al prezzo di 1.

Mentre scrivo Roberto è ai Jardin des Plantes che legge un libro tra una visita a una casa e l'altra e si gode l'esplosione della primavera. Le magnolie e i ciliegi in fiore ci ricordano di non mollare. Loro d'altronde, ogni anno, nonostante l'inverno tornano a sbocciare.

Ogni volta che ho liberato una casa per andare in un'altra ho provato dolore. Stipati negli scatoloni c'erano pezzi di vita decadenti, superstiti di un naufragio, i boh e gli speriamo, i questo assolutamente. Li ricordo tutti i miei traslochi: in particolare uno, in cui feci il tragitto in auto per portare le ultime cose con le lacrime agli occhi, singhiozzavo agli stop, mi asciugavo le guance sui rettilinei, a ogni curva allungavo la mano per tenere le buste sul sedile accanto a me. Da fuori ogni trasloco deve sembrare un carico imbarazzante di ricordi.

Che bello vai a Parigi! Adoro Parigi, la città dell'amore! Come ti invidio! Io partirei subito! Che fortuna! Ti vengo a trovare! Quando dico che mi sto per trasferire a Parigi la reazione delle persone è al 90 % di grande entusiasmo: subito viene visualizzata l'immagine di Parigi cartolina, Parigi Montmartre, Parigi Tour Eiffel, Parigi l'amore, i bistrot, i baschi e le baguette.

Molto bene. Anche se non abbiamo trovato ancora quella che fa per noi. Ma iniziamo dal principio.

Tu mi chiameresti nomade digitale? Ma no, dai, sono solo una libera professionista.

Nonostante siano più di due anni che vado in Francia un mese sì e uno no, ho iniziato a usare timidamente qualche parola di francese solo dopo che io e Roberto abbiamo deciso di andare a vivere insieme a Parigi. Per la serie "mo mi tocca per forza". Prima parlavo sempre in inglese con chiunque (tranne con gli italiani e vi assicuro che a Parigi ce ne sono parecchi, per non parlare di ravennati, una vera invasione).