Nonostante siano più di due anni che vado in Francia un mese sì e uno no, ho iniziato a usare timidamente qualche parola di francese solo dopo che io e Roberto abbiamo deciso di andare a vivere insieme a Parigi. Per la serie “mo mi tocca per forza”. Prima parlavo sempre in inglese con chiunque (tranne con gli italiani e vi assicuro che a Parigi ce ne sono parecchi, per non parlare di ravennati, una vera invasione). “Can I have a baguette, please?” E la commessa fa la smorfia 1 di velato disgusto, spalanca gli occhi, gira di tre quarti il viso e poi via con la smorfia 2: dubbio, non capisco, anche se non ripeti non fa niente esci di qui ora cara amica non francese. “Une baguette, pas trop cuite, s’il vous plaît!” ed è subito sorriso seguito da “Ça sera tout ?”.
Se vai a prendere il pane dopo il lavoro, uno dei momenti migliori insieme alla mattina presto e all’ora di pranzo perché trovi il pane appena sfornato, metti in conto pure l’ansia da prestazione perché la boulangerie è piena di gente a quell’ora e tutti hanno fretta: i parigini vogliono pagare e andare a casa con la loro baguette sotto l’ascella. Non è proprio il caso di attirare troppo l’attenzione con un inglese di resistenza.
Lezione numero 1. I francesi preferiscono un francese parlato male a un inglese perfetto. Certo, meglio un francese perfetto ma nel dubbio, provaci sempre, apprezzano chi si sforza. Pensiamo di essere noi il fanalino di coda per l’apprendimento dell’inglese e forse è vero, ma anche i francesi non scherzano. Lo capisci quando dopo il primo “Hi!”semini espressioni interdette che stanno dicendo “non ti puoi sforzare di parlare francese invece che ‘sto inglese che tanto non lo sappiamo né io né tu?”.
Come ho iniziato con il francese
Molto tempo fa in una galassia lontana lontana…
Avevo studiato francese alle medie. Era il 1992. L’anno in cui la Russia rende ufficiale la sua indipendenza dall’Unione Sovietica, Bill Clinton è eletto presidente degli Stati Uniti, i francesi approvano il Trattato di Maastricht tramite referendum, Steffi Graff e Andre Agassi vincono il torneo, femminile e maschile, di Wimbledon, tra Palermo e Punta Raisi esplode una bomba che uccide Giovanni Falcone, sua moglie e tutta la sua scorta, dalla Stazione Spaziale Mir il cosmonauta russo Sergej Konstantinovič Krikalëv torna sulla Terra dopo più di 311 giorni, 20 ore ed 1 minuto in orbita.
Il primo telefonino in classe arrivò solo in terza, quindi sto parlando davvero della preistoria, tantissimo tempo fa. Eppure di quelle lezioni di francese con la prof.ssa Fioroni ricordo diversi insegnamenti. Ne ricordo di più di quanti ne ricordi di quel periodo dell’inglese, che continuo a studiare senza sosta dalla terza elementare. In quegli anni avevo anche un’amica di penna, la piccola Séraphine: ci scrivevamo deliziose letterine profumate su fogli coloratissimi, aspettavamo settimane per leggere 20 righe sudatissime mie, più spensierate le sue. Non ricordo nemmeno se sono stata io a smettere di scrivere o se è stata lei a farlo. Sta di fatto che da allora il francese non l’ho più studiato né praticato fino a 2 mesi fa.
I modi e gli strumenti che uso per imparare il francese
APP
Mosalingua
Dopo aver provato diverse APP piuttosto deludenti mi sono affezionata a Mosalingua. Ha diversi livelli di apprendimento da free a pagamento, sia tramite Smartphone che tramite computer. Ho acquistato la versione premium per l’APP (mi sembra 5 euro o giù di lì) perché sto al computer tutto il giorno e non ho voglia di mettermici anche per imparare il francese. Il metodo che usano è il sistema di ripetizione a intervalli, impari tot parole al giorno (decidi tu quante) che poi ti vengono riproposte dopo qualche settimana: ascolti, memorizzi, scrivi, ti autovaluti. Ogni giorno alla stessa ora ti arriva una notifica che ti avvisa che è ora di esercitarti. L’ho trovato da subito pratico e divertente e a differenza di molte altre APP non mi dà quella sensazione di “ti sto prendendo in giro” con le solite 50 parole. C’è anche la modalità “mani libere” così se stai facendo qualcosa di pratico puoi solo ascoltare. Quando ho tempi morti, sono in treno o prima di andare a letto posso fare i miei 10 minuti.
A cosa mi serve: a buttarmi con la lingua senza la paura di non conoscere la grammatica (perché di grammatica non se ne fa), arrivo prima alla lingua parlata che alle regole.
Français Authentique
Il payoff di questa APP è “Apprenez à parler français en prenant du plaisir”. Il bello è proprio questo “plaisir” di fondo: Johan, il suo creatore, alterna puntate sulla spiegazione di espressioni idiomatiche francesi con tanto di esempi, ad altri più discorsivi in cui tratta argomenti variegati, orientati alla crescita personale. Di solito in queste puntate siamo a passeggio o in auto con lui: sono contenuti interessanti che aiutano a migliorare le piccole cose di ogni giorno e che in maniera trasversale favoriscono anche lo studio della lingua. Lo scopo è quello di imparare un francese reale, autentico appunto e non quello che ci hanno tentato di insegnare sui libri o sui banchi di scuola, con conversazioni improbabili e voci sintetizzate nei CD. Questa APP è molto buona soprattutto per chi capisce già un po’ il francese e ha difficoltà a parlarlo. Johan usa il metodo dell’apprendimento naturale: l’ascolto e la ripetizione ne sono alla base. Oltre all’APP, Johan ha strutturato contenuti via newsletter, video gratuiti su Youtube, video corsi a pagamento su argomenti specifici (dialogo, pronuncia, etc) e l’Académie: una scuola vera e propria dove oltre a contenuti originali ogni mese, puoi scambiarti consigli e domande con gli altri membri della community e con Johan stesso.
A cosa mi serve: dedico almeno mezz’ora al giorno all’ascolto delle puntate di Français Authentique. È diventato un appuntamento fisso quando cucino, pulisco o cammino, perché come dice lui, bisogna sfruttare i tempi morti.
Podcast
In francese la pronuncia è parecchio difficile, vuoi per quella erre, vuoi per quel modo un po’ snob di dire qualsiasi cosa che devi acquisire se vuoi parlare bene il francese. Devi metterti l’animo in pace e smettere di sentirti ridicola mentre pronunci certi suoni. La vergogna ti fa produrre suoni brutti, perché ci credi a metà e si sente, perché non sono convincenti.
Ho scaricato Tune In sul telefono: è un APP di Android per gestire i flussi audio via web che uso per ascoltare i podcast. Puoi scaricarli o accedere quando vuoi online, basta che tu abbia la connessione internet. Quando li ascolto? Metto in play i podcast soprattutto in macchina, quando vado a fare spesa o la sera dopo cena: mi metto sul divano, faccio altre cose e intanto ascolto le puntate. Sono tutte piuttosto brevi, 4, 5 minuti ma va a finire che ne ascolto sempre almeno 3 di fila. I 3 podcast che ascolto:
Hugh e Amélie sono come i carabinieri vanno sempre in coppia: uno spiega e fa domande (lui è irlandese) e l’altra legge, risponde e fa gli esempi (Amélie è francese). Ogni puntata tratta un tema: sono argomenti di attualità che danno la possibilità di ampliare il vocabolario su termini utili. Dialogo, riflessioni, nuove parole. Si può anche scaricare il PDF con il testo della puntata ma io non l’ho mai fatto perché sono una purista del podcast 😛 ascolto e basta.
Learn French with Daily Podcasts
Louis mi piace un sacco. Legge un testo e poi lo analizza, torna indietro, spiega alcune parole più difficili, le approfondisce con esempi e note. Alla fine rilegge il testo e senti di aver capito un po’ di più rispetto all’inizio o addirittura di aver compreso tutto. Anche qui c’è la possibilità di scaricare testi, tutorial, esercizi.
Letitia è parigina e in questo podcast parla della sua vita: ogni puntata affronta un argomento relativo alla sua vita quotidiana. Il podcast è interamente in francese (mentre gli altri due sopra sono in inglese e francese). Letitia legge, scandisce bene e non va troppo veloce. È molto utile per abituarsi alla pronuncia francese.
Per scegliere i podcast che fanno al caso mio ho preso spunto da questo elenco in cui trovi molte risorse divise per categorie. Oltre ai classici, radio, film, serie Tv, siti con esercizi e grammatica (presto andrò a guardare quello con le coniugazioni dei verbi che mi sembra ben fatto), ci sono anche diverse piattaforme per parlare con dei madrelingua in videocall tipo Speak, Italki, Hello talk. Quest’ultimo è particolarmente carino perché puoi sia scrivere in chat che mandare messaggi audio e video: fai pratica sia con l’orale che con lo scritto.
A cosa mi serve: con i podcast prendo confidenza con la pronuncia e alleno la comprensione orale.
Transfer
Ho scoperto Transfer leggendo questo articolo che fa un elenco dei più bei podcast in francese. Dai 30 ai 50 minuti ogni puntata raccontata direttamente dal protagonista. Sono storie vere, coinvolgenti, spesso drammatiche e ai bordi. Storie che meritano una voce e orecchie per essere comprese. Il mio livello di francese non è tale da comprendere tutto tutto ma spesso piango o rido e questo vuol dire che ho capito il senso. L’intervento musicale segna i passaggi delle storie e lo trovo davvero ben fatto.
I film
Di film in lingua originale non ne sto guardando molti perché a me piace capire la storia e se non la capisco mi arrabbio. Allora ho adottato questa tecnica: più o meno una volta al mese (mi sembra poco però) guardo in francese un film che ho già visto. Così so già la storia e oltre a non arrabbiarmi posso concentrarmi di più sui testi. I film sono in lingua francese (meglio gli originali francesi, gli altri doppiati in francese mi fanno ancora uno strano effetto di straniamento che non ho superato) con i sottotitoli in francese. L’unico problema è che spesso la traduzione non è letterale. Ci si mette un po’ per entrare nella lingua: i primi 10 minuti fai molta fatica, poi inizi ad abituarti, alla fine, dopo un’ora e mezza ti senti più tranquillo.
A cosa mi serve: più o meno come il podcast, rafforza la comprensione orale e la dimestichezza con i suoni nuovi.
Le lezioni di francese in classe
Florence è la mia meravigliosa insegnante di francese. Ho iniziato la scorsa settimana in aula con lei un corso di 80 ore divise in due classi di studio: una di francese base e l’altra di francese avanzato. Con uno ripasso le basi e il lessico, con l’altro mi spingo verso la grammatica. Mi trovo bene perché Florence è madrelingua francese e ha un delizioso accento parigino, mi corregge in tempo reale senza farmi sentire stupida, ha una grande energia contagiosa che ti fa venire voglia di imparare sempre di più. Inoltre avere dei compagni di corso mi motiva un sacco: siamo tutti lì per lo stesso motivo, ridiamo sui nostri errori, impariamo insieme. Nella foto in alto c’è il mio quaderno di bella: al corso ci chiamiamo tutti con i nostri nomi francesi, io per esempio sono Claire. Poi ci sono Claude, Hèlène, Simon, e così via fino ad arrivare a un’altra Claire che fa la direttrice d’orchestra e se non ho capito male (l’ha detto in francese) ci ha già invitati tutti a casa sua a cena. Devo ancora acquistare i libri del corso: parlerò ancora di francese qui su Stilo per cui ci saranno aggiornamenti anche su grammatiche cartacee e altri supporti.
I 2 grandi ostacoli nell’apprendimento di una lingua per me
Cimentarsi con una nuova lingua, i primi tempi, è un po’ come un vulcano sul punto di eruttare che però non lo fa mai, è come sentirsi Braccio di Ferro dentro ma essere Poldo fuori, è un gigante vorrei ma non posso in cui tutto rimane sulla punta della lingua e se esce non esce mai come vorresti. Questo è un problema che a mio avviso ha due origini:
- sei all’inizio, non hai gli strumenti per poter affrontare frasi più complesse e non ti accontenti delle frasi semplici. Pensi ancora in italiano, alla complessità delle frasi che riesci ad articolare in italiano e ti crucci di non poter fare lo stesso in francese.
- sei a un livello intermedio/avanzato, ma ti fai bloccare dalla ricerca della perfezione. Senti che la tua frase non è perfetta e allora non la pronunci.
Lezione numero 2. Non avere paura di sbagliare. Se c’è una cosa che mi ha impedito per molto tempo di fare progressi nell’inglese parlato è stata proprio la paura di sbagliare. Ho sbloccato la situazione facendo conversazione per 6 mesi 2/3 volte a settimana con una madrelingua americana su Fluentify. Il fatto che fosse un ambiente protetto dove lei era lì per me e io ero obbligata a mettermi in gioco, mi ha fatto pronunciare frasi spesso non perfette magari, ma che hanno raggiunto l’obiettivo: si sono fatte capire. Nell’approccio al francese mi ha aiutato molto ricordarmi gli errori fatti con l’inglese: quindi ho deciso che nel dubbio mi butto sempre anche quando so di non avere la frase corretta. Per questo penso che il metodo che sto usando ora, più ascolto e parlato che grammatica, funzioni per me: perché la grammatica in passato mi è stata di ostacolo nella propensione al dialogo, pensavo se non è perfetto non lo dico. Pratico tutti i giorni, parlo, magari non so bene come si scrive, ma so che ci sarà tempo per impararlo. Ascolto i suoni, li ripeto e succede che riesco a tenere delle brevi conversazioni in lingua.
Lezione numero 3. La costanza. So che se voglio imparare bene il francese devo dedicargli del tempo. È diventata e deve diventare un’ossessione, in cui qualsiasi momento potrebbe diventare la scusa per imparare qualcosa di nuovo. Così se non ce l’ho, trovo il tempo ogni giorno per praticare: con l’APP, con il podcast, a lezione. Anche solo 5 minuti servono per non perdere l’allenamento. Abbiamo tempi frammentati, per questo motivo l’apprendimento deve trovare nuove modalità per risultare efficace. E poi devo dire che mi sono già appassionata allo studio: il francese ha un suono molto affascinante e a volte mi capita di provare a parlare sotto la doccia solo per sentire come esce. Cerco qualsiasi occasione per parlare il francese o entrarci in contatto: questo approccio più spensierato mi sta facendo bene.
Imparare una lingua è sempre un piccolo miracolo
Ogni volta che vedo un bambino iniziare a parlare una lingua mi sembra una magia bella e buona: è lì a gattoni e tira queste legnate, una parola dopo l’altra, impara la convenzione di una lingua che ci appartiene con le sue regole e le sue eccezioni, proprio come tutti noi. Sembra estremamente facile in quell’attimo, magari ci sorride anche mentre pronuncia la nuova parola e si ficca un gioco in bocca (non ci entra, tesoro!) e invece è il frutto di complesse connessioni, sinapsi, tempo, mimesi e memoria.
Ho vaghi ricordi del mio apprendimento della lingua italiana anche se so che non l’ho sempre conosciuta. Ho in testa l’immagine di mia madre che mi guarda dalla soglia di casa mentre vado a scuola, giro l’angolo ricacciando in dentro le lacrime e aggiusto la stringa della cartella con un saltino, ma immagino che tutto sia iniziato molto prima. Chissà se c’è uno spartiacque, un prima e un dopo come un’epifania. C’è un momento in cui dici, ora so l’italiano? Ora parlo l’inglese? Ora capisco il francese?
Si parte, si parte sempre. Dopo anni non sono ancora arrivata ed è bene così, questa voglia di camminare è ancora una delle cose più preziose che ho.