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Chiara Gandolfi gratitudine

Che bello vai a Parigi! Adoro Parigi, la città dell’amore! Come ti invidio! Io partirei subito! Che fortuna! Ti vengo a trovare!

Quando dico che mi sto per trasferire a Parigi la reazione delle persone è al 90 % di grande entusiasmo: subito viene visualizzata l’immagine di Parigi cartolina, Parigi Montmartre, Parigi Tour Eiffel, Parigi l’amore, i bistrot, i baschi e le baguette.

Parigi è meravigliosa, ma trasferirsi a Parigi è un bel casino. Io e Roberto facciamo il possibile per districare la matassa, per affrontare con gioia anche le sfighe, per dare significato a tutti i momenti di questo cambiamento anche i più inutili, per farlo insieme sentendoci vicini anche se siamo ancora geograficamente lontanissimi. Trasferirsi è una cosa che succede mentre il lavoro va avanti, la spesa la devi fare e l’influenza la devi combattere, mentre cerchi di mantenere il contatto con le amiche, mentre pensi a come sistemare quello che lasci e a immaginare quello di cui vorrai circondarti.

Sono piccole e insignificanti decisioni insieme alle grandi (che però difficilmente riconosci come grandi quando le vivi) che ci porteranno dove vogliamo arrivare e a cui devo dire grazie.

Trasferirsi: scappare da

Di traslochi ne ho fatti già 5, di vite ne ho vissute almeno altrettante. Dopo il primo naufragio, pochi giorni prima del trasloco, mi ricordo, ero da sola in un negozio di articoli per la casa.

Non so perché ero lì, ma supponiamo che abbia qualcosa a che fare con la sensazione di smarrimento che arriva quando stai per cambiare vita, ti lasci alle spalle un amore cadavere e non sai assolutamente se stai facendo la cosa giusta.

Ero di fronte a questa vetrina piena di mobili e soprammobili insignificanti e ricordo di aver pensato a quanto fosse tutto ridicolo. Chi mai avrebbe avuto bisogno di un cane di vetro a grandezza naturale o di un angioletto con un cuore in mano? Il mio matrimonio era finito e non era possibile che la gente trovasse soddisfazione nell’acquisto di queste chincaglierie.

Sono sempre stata una forte e risoluta e spesso il dolore l’ho dovuto ficcare dentro cassetti straripanti di altri dolori. Immaginami che cammino con questi cassetti che mi escono dai fianchi mentre vivo altre vite.

Il ruolo della paura

Non so se è stata una decisione consapevole, ma al tempo avevo delle regole: provavo un incredibile senso di colpa ogni volta che mi sembrava di ottenere qualcosa nella vita o di superare di una tacca quel dolore, mi dicevo che non mi meritavo nessuna gioia, nessun traguardo, che potevo anche vivere a metà perché tanto la mia occasione l’avevo avuta e l’avevo sprecata. Tutto questo mi ha tenuto per molto tempo appena al di sotto della superficie del mio potenziale. Tutto questo, mentre pensavo che stavo gestendo il mio dolore, la mia paura e la mia incapacità di ammettere che non avevo il controllo sulle conseguenze della fine del mio matrimonio.

Ma non lo stavo affrontando, lo stavo solo spostando un po’ di qua e un po’ di là per non averlo sempre davanti: ci ho iniziato a convivere e questo ha contaminato tutto quello che facevo. Più cercavo di affermare il controllo sulla mia vita, più continuavo a sabotare le mie relazioni, le opportunità di lavoro, i luoghi in cui mi reinventavo. Ogni volta che andavo a vivere da qualche altra parte in realtà stavo scappando da un altro posto.

Trasferirsi: andare verso

Questa è la prima volta che non scappo da qualcosa ma vado verso qualcosa. Non scappo da un’Italia che non riconosce il mio valore, da un amore finito, da un brutto clima, dalle tasse ingiuste, da una città piccola, da gente chiusa, da una casa brutta, dalla solitudine. Non sto più fuggendo da quello che non mi piace. Allora sì, in questo senso Parigi è la meta che desidero, è l’esperienza che voglio vivere, è una città meravigliosa. Non vado a Parigi perché sto male a Castiglione, vado a Parigi perché là c’è una versione migliore di me che io voglio diventare.

Da due anni nella mia agenda scrivo il focus della settimana, da quasi due anni è sempre lo stesso: non lamentarti. Questa azione banale di scrivere “non lamentarti” ha avuto su di me un effetto dirompente: non piangermi addosso (azione che espletavo principalmente tra me e me) ha innescato un vortice di gratitudine che mi ha aiutato a elaborare e poi trasformare emozioni come rabbia, amarezza e tristezza in qualcosa di nutriente, ha reso il mio animo più creativo, mi ha aiuto a creare un’esperienza di vita che riflette quotidianamente i miei valori. Più gratitudine esprimo, più amore provo per me stessa come parte di un tutto. E Roberto me lo ricorda sempre che siamo piccoli e insignificanti rispetto a tutti i sistemi dell’universo ma io non mi rassegno a pensare che un segno possiamo sempre lasciarlo per cui meglio che sia in una bella grafia.

Il ruolo della gratitudine

Sviluppare un linguaggio di gratitudine mi ha spinto a vedere cosa c’è oltre l’apparenza di tutto quello che non funziona. Non voglio lamentarmi della Parigi fredda, delle case piccole, degli affitti alti, della difficoltà di capire i documenti in francese che riguardano la mia Partita IVA, ma allo stesso tempo non voglio nemmeno fare finta che questa fatica non esista: voglio ancora e sempre essere romantica e affaticata. Ne parlo spesso con Roberto, di solito davanti a un bicchiere di vino, e lui mi è di grande aiuto nell’accettazione dell’imprevisto: ha molta fiducia nelle cose che si sistemano e una sana propensione alla positività. Se non va come desidera, un poco si arrabbia, giusto il tempo di un’alzata di spalle e poi ritorna a pensare il meglio.

È con animo gioioso che voglio essere dentro la vita e non con i sensi di colpa per quello che potevo essere. Molte scelte che ho fatto in passato erano per paura. E sono state scelte che hanno costellato più di un decennio della mia vita. Non voglio più dimenticarmi che sono a mio modo fortunata e che soprattutto sono ancora intera e viva.

 

Foto: Rhamely.

Author: Chiara Gandolfi

Sono Chiara, vivo a Parigi con Roberto, Bonnie e Claudio. Questo blog è un diario incostante delle nostre avventure.  

9 Replies to “Trasferirsi: andare verso o scappare da”

  1. Cristina Lanconelli says: Febbraio 3, 2019 at 7:40 pm

    Ci penso a voi due come a due stelle che si sono incontrate. Ammiro tanto chi fa scelte per ricominciare la propria vita, facendo scelte tipo andare vivere all’estero, cambiare lavoro reinventandosi. Tu sei stata brava a esprimere il tuo potenziale, sei piano piano fiorita come una gemma che si apre per poi esplodere come fiore, colorato e pulsante.
    E fra le righe e da lontano percepisco Roberto e il suo atteggiamento verso la vita, la vita autentica. Mi insegnate tanto. Buona vita.

    1. Chiara Gandolfi says: Febbraio 3, 2019 at 7:59 pm

      Non sono ancora arrivata e forse il bello è proprio questo: chiacchierare durante il viaggio e scoprire nuovi orizzonti di senso. Grazie Cristina, ti portiamo con noi, sentiamo il tuo affetto. <3

  2. Sara says: Febbraio 22, 2019 at 4:23 pm

    Ti ho scoperta come Balena-lab attraverso il tuo calendario dell’Avvento e da allora sei una boccata d’aria di creatività. Oggi ho scoperto questo blog e mi sembra di aver conosciuto la persona che è la fonte di quella creatività, come se ti conoscessi un po’ di più. Un grosso in bocca al lupo per tutte le cose belle che verranno

    1. Chiara Gandolfi says: Febbraio 22, 2019 at 5:16 pm

      Ciao Sara! Che bella questa connessione: sono tutta questa che vedi e sono contenta di averti incontrata anche qui. Lunedì se riesco pubblico un nuovo post. Un abbraccio <3 C

  3. valentina says: Febbraio 25, 2019 at 9:10 am

    Grazie. Mi piace leggerti. Farò tesoro di questa differenza tra andare “via da” e andare “verso”. Ci sto arrivando, ad andare verso. 🙂

    1. Chiara Gandolfi says: Febbraio 25, 2019 at 9:28 am

      Per me è stato un grande cambiamento: forza Valentina! 🙂

  4. Chiara Boschetti says: Febbraio 26, 2019 at 5:01 pm

    Questa mattina ti ho mandato una mail dove chiedo il tuo aiuto professionale, solo ora leggo che ti stai trasferendo , solo ora leggo questo blog e sorrido perché avrei potuto leggerlo io , molto peggio certo, ma forse ci siamo salutate all’altezza delle Alpi , una che va, l’altra che torna da un’avventura bellissima.

    1. Chiara Boschetti says: Febbraio 26, 2019 at 5:05 pm

      Scriverlo …. ovviamente , Avrei potuto scriverlo io , sempre molto peggio .?

    2. Chiara Gandolfi says: Febbraio 26, 2019 at 5:08 pm

      Ciao Chiara! Ho appena letto la tua mail: sono in viaggio e appena riesco, con calma, ti rispondo immaginando una mano utile per il tuo progetto. Mi sembra di capire che ci sono già delle bellissime consonanze: lasciamo che maturino e che siano loro a guidarci. Intanto grazie di avermi letto e di essere qui.

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